Internet è lo strumento più avanzato di meritocrazia e democrazia diretta mai esistito. Per alcuni questa affermazione potrebbe essere avventata. Fatto sta che i motori di ricerca – e il quasi monopolista Google ovviamente in primis – premiano la popolarità, l’originalità, l’utilità e l’affidabilità dei contenuti di un sito dandogli maggiore visibilità. In parole povere: premiano il merito.
Inoltre, l’avvento dei social media e del web 2.0 ha smascherato molte aziende disoneste con la forza dirompente del passaparola. Ed è diventato fondamentale per giungere alla situazione attuale, nella quale il 38 percento di chi usa Internet con assiduità decide di non comprare un prodotto dopo aver letto una recensione negativa in Rete.
Ma come le reti di amicizie stanno cambiando il modo di fare SEO? L’ottimizzazione per i motori di ricerca è e sarà sempre più dominata e guidata dalla socialità di Facebook, Twitter e compagnia. Niente fraintendimenti: il link building rimane fondamentale tanto quanto prima, ma ora giocano un ruolo importante (se non altrettanto fondamentale) le connessioni in Rete con le persone che potrebbero essere futuri lettori o fruitori del contenuto cui si vuol dare visibilità.
Per capire quanto i social media siano l’elefante nella stanza che chiunque sia interessato al SEO non può ignorare, basta ricordare il lancio nell’ottobre 2009 di Google Social Search, feature – disponibile per ora solo in Google Labs – che permette di scandagliare i social media cui siamo iscritti in cerca di tweet, aggiornamenti di stato e qualsiasi altro messaggio inviato dai propri amici o contatti, inglobandoli nei risultati di ricerca. L’idea alla base di questa funzionalità è che le opinioni e le idee degli amici inseriti in un social network sono in linea di massima più rilevanti di quelle di chiunque altro nel web.
L’operatore SEO, perciò, non è più soltanto un abile artigiano del posizionamento, ma, alla luce dell’irrinunciabile apporto dei social network, è sempre più un PR.