GA4: la caduta di un gigante tra correttivi e alternative (parte 1: correttivi)

correttivi GDPR google analytics

Dopo la stretta del Garante della Privacy all’uso di Google Analytics, poiché la normativa statunitense non garantirebbe un’adeguata protezione dei dati personali degli utenti, sono fioccate negli ultimi giorni le soluzioni e le alternative alla piattaforma statunitense. Una corsa contro il tempo, al fine di evitare le sanzioni allo scadere dei 90 giorni di tempo dal 23 giugno 2022.

L’argomento, come si può ben immaginare, è incredibilmente dibattuto. Se ne è parlato molto anche al Google Analytics 4 Bootcamp, organizzato da Search On Consulting nel corso della Settimana della Formazione.

Le soluzioni, quindi, sono principalmente due, tra chi suggerisce correttivi a Google Analytics, e chi, invece, propone alternative nate con l’obiettivo dichiarato di ovviare ai limiti di GA sulla privacy. Scopriamole insieme.

 

Google Analytics: i correttivi per continuare ad usarlo

La prima soluzione, che sembrerebbe mettere d’accordo gli esperti, è quindi di continuare ad usare Google Analytics, passando da GA3 a GA4. La nuova versione degli Analytics di Google, infatti, è nata proprio come risposta al blocco del Privacy Shield, poiché GA4 non registra né archivia gli indirizzi IP dei visitatori del sito.

Tuttavia, questa soluzione da sola non basta, come ha affermato anche il Garante, e richiede una serie di correttivi, tra cui, come sostiene il nostro amico Matteo Zambon, uno dei maggiori esperti di GA, implementare il tracciamento Server-Side.

Se quindi fino ad ora i cookie venivano installati direttamente sul computer dell’utente, e attivati dai tag di Analytics e Google Tag Manager presenti sul sito, con il Server-Side Tracking si viene a creare tra il client e il server un ulteriore passaggio attraverso un container. Si tratta in pratica un altro server, che permette di pulire e modificare le informazioni del client prima di passarle a terze parti come Google Analytics (se ti interessano ulteriori informazioni sul funzionamento del server-side tracking, puoi guardare il video di Matteo Zambon).

Questa soluzione, però, non è per tutti. Evidentemente, richiede un certo know-how tecnico, il che significa appoggiarsi a qualcuno con competenze altamente specialistiche, che richiederà un proprio compenso. A questo, va inoltre ad aggiungersi il fatto che il costo del servizio è proporzionale al traffico del sito, quindi potrebbe rivelarsi particolarmente esoso per le piccole aziende. E non è nemmeno detto che risolva il problema, poiché ci si deve assicurare dell’ubicazione dei server che forniscono questo servizio: nel caso di server sul suolo statunitense, saremmo di nuovo punto e a capo.

C’è inoltre da considerare la falla nel passaggio da GA3 a GA4, che fa perdere lo storico dei dati. Ne vale dunque la pena? La decisione spetta alle aziende, che devono essere informate delle alternative ad ora disponibili sul mercato, con i loro vantaggi e i loro limiti.

 

    Tutti i campi sono obbligatori, altrimenti il vostro messaggio non verrà inviato.